Importante il principio ribadito dalla Cassazione con 5974/2019, per cui la convivenza more uxorio è equiparata di fatto a un nuovo matrimonio, e quindi fa venire meno l'assegno divorzile. Ma lo è ancor più l'affermazione del criterio, non ancora pienamente affermato nelle corti di merito, per cui non è necessario che la nuova convivenza "influisca in melius sulle condizioni economiche dell'ex coniuge". La nuova convivenza infatti, in quanto scelta libera e consapevole, "deve comportare l'assunzione del rischio di recidere il rapporto tra i coniugi divorziati escludendo ogni residua solidarietà post matrimoniale". Tanto che, come già affermato da altre decisioni, non è che se la nuova convivenza finisca allora riviva l'assegno di divorzio. E' un passo avanti per il superamento dell'idea del matrimonio come rendita per la vita, insultante anche per le donne (nonostante le femministe si guardino bene dall'ammetterlo) per cui l'ex-coniuge deve continuare a assistere l'altro anche dopo il divorzio, non solo fino a che quest'ultimo non "passa a nuove nozze" - come recita tuttora l'anacronistico art. 5 della legge sul divorzio - ma anche fino a quando, e in quanto, il nuovo compagno non sia più benestante dell'ex coniuge.
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